Grotta di Settecannelle
Ad una decina di km da Ischia di Castro, immergendosi nella verdeggiante vegetazione del Fosso Paternale, affluente del fiume Fiora, si trova la grotta delle Settecannelle.
La grotta, posta a strapiombo sul fosso, si è formata mediante l’erosione dell’acqua, che ha lentamente scavato il banco tufaceo, creando le condizioni ideali per una frequentazione antropica, riconosciuta in prima analisi dal Prof. Ferrante Rittatore Vonwiller.
Scavi sistematici ad opera del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, si protrassero dal 1985 al 2003 ed evidenziarono una stratigrafia ricca, che ha permesso di far luce sulle varie fasi di frequentazione, che vanno dal Paleolitico Superiore (Epigravettiano) al Neolitico, fase in cui sono emerse tracce di riti sacrali, fino alla Media età del Bronzo.
La cavità, caratterizzata da un grande ingresso ed un ambiente ovaleggiante, misura 15 metri per 10,5 circa e doveva apparire notevolmente diversa ai cacciatori paleolitici che vi si rifugiarono per la prima volta, in quanto veniva frequentemente invasa dalle acque che ora scorrono molto più in basso e con minor impeto.
Di notevole interesse risultano essere i materiali rinvenuti, tra cui figurano frammenti ceramici e litici, un trofeo costituito dal palco di un cervo Elafo, razza ormai estinta, diversi ciottoli utilizzati come percussori decorati con motivi zoomorfi, alcuni frammenti d’osso, tavolette e pendagli in pietra con incisioni lineari o geometriche.
Alcuni di questi materiali, conservati presso il Museo Archeologico Pietro e Turiddo Lotti, sono riconducibili alla sepoltura femminile della fase epigravettiana rinvenuta purtroppo violata, mentre altri sono relativi al periodo neolitico, in particolare alla sepoltura di un bambino di circa 12 anni.
Nei livelli più superficiali sono stati rinvenuti materiali d’epoca etrusca, romana, medievale e moderna, ad indicare un saltuario utilizzo anche nelle epoche successive.
Nelle vicinanze sono ancora visibili i resti dell’insediamento medievale di Chiusa San Salvatore, che comprendeva una chiesa e diverse abitazioni rupestri, oltre alla “tagliata”, che conduceva alla Grotta delle Settecannelle.
Se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo immergere nella natura, che qui fa da padrona, possiamo immaginarci tutti gli eventi che nella grotta hanno avuto luogo, passando dai primi animali e cacciatori preistorici che al suo interno hanno cercato riparo, al dolore di chi vi ha deposto i propri morti, fino ad arrivare a chi, di passaggio, c’è entrato e ha acceso un fuoco, tra cui probabilmente i Briganti dell’800, che in queste zone impervie si erano stabiliti.
E chissà, che la grotta sul Paternale, dove nel 1877 fu ucciso per mano dei Carabinieri di Canino e Farnese David Bischerini, allora capobanda dei briganti Tiburzi, Biagini e Pastorini, sia proprio quella delle Settecannelle.
Tiziano Colagè
Interno della grotta delle Settecannelle (foto di Tiziano Colagè)
Tagliata nelle vicinanze della Grotta e dell'abitato di Chiusa San Salvatore (foto di Tiziano Colagè)
Ciottolo epigravettiano con incisione di bovidi (da UCELLI GNESUTTA P. 2007, Figurazioni, simboli, segni dell'arte mobiliare epigravettiana della Grotta delle Settecannelle (Ischia di Castro - Viterbo), Valcamonica Symposium, pp. 193-206).