La tomba a tetto displuviato o “a casa” della Necropoli del Crocifisso di Castro
Se dell’insediamento etrusco di Castro non vi è più traccia, probabilmente si deve alla sovrapposizione nello stesso sito della città rinascimentale. A vantaggio di questa ipotesi c’è sia la conformazione morfologica del pianoro su cui si trova la Castro ducale, sia le numerose sepolture poste tutte attorno.
Appena arrivati all’area antistante il santuario del Crocefisso di Castro, tuttora meta di pellegrinaggio, l’occhio è colpito da alcuni ambienti rupestri scavati nel costone tufaceo e circondati da una rigogliosa vegetazione.
La struttura predominante fu portata alla luce dagli scavi condotti nel 1963 e nel 1965, ma solo grazie a successivi interventi di ripulitura, ad opera dei volontari dei Gruppi Archeologici, si poté far chiarezza sulla reale natura del manufatto.
Ciò che inizialmente era stato identificato come un altare, fu in seguito connesso ad un tipo di architettura funeraria aristocratica: la tomba a tetto displuviato, anche detta “a casa”, in parte costruita, in parte ricavata dal banco tufaceo.
In Etruria, già dal periodo Villanoviano, i personaggi più abbienti amavano far deporre le proprie ceneri entro urne cinerarie a forma di capanna, riproponendo le abitazioni dell’epoca, così da fornire un ambiente confortevole ai defunti anche nell’aldilà.
L’utilizzo del fuoco, considerato dapprima elemento di distruzione e di rinascita, necessario nel passaggio per l’aldilà, con i successivi periodi orientalizzante e arcaico, passa in secondo piano rispetto all’importanza di fornire un ambiente accogliente al trapassato, con il conseguente ritorno all’inumazione come modalità di sepoltura prevalente.
Cambia la forma dunque, ma non il bisogno di fornire ai propri morti una dimora, lo si farà soprattutto attraverso tombe a camera, che internamente imitano la forma della capanna prima, e della casa poi.
Se la riproduzione della struttura interna della casa risulta molto presente nell’arte funeraria etrusca del viterbese, appare rarissima la rappresentazione dell’esterno di essa, riconosciuta nell’esemplare di Castro, caso isolato nel territorio vulcente, nelle due tombe di Tuscania (tomba a casa della necropoli della Peschiera e tomba a casa con portico nella necropoli di Pian di Mola), suoi diretti confronti, e poche altre che adotteranno questa tipologia fino al periodo ellenistico, mantenendo la forma ma riducendo le dimensioni monumentali.
Tralasciando per un istante la bellezza di queste strutture, bisogna soffermarsi sulla loro utilità per una conoscenza più ampia, in quanto ci permettono di acquisire informazioni indirette sulla vita degli etruschi, di cui certamente sappiamo molto meno che della morte.
Ad oggi l’imponente monumento di Castro, realizzato tra il secondo quarto e la metà del VI secolo a.C., non riesce a mostrarsi nella sua magnificenza originaria, in quanto appare stravolto dall’asportazione di parte della struttura stessa, impiegata in epoca medievale come cava di tufo.
Malgrado le manomissioni rimane riconoscibile la tipologia, con un dado rettangolare misurante 13 metri sul fronte, per 9 sui fianchi. L’asportazione del terreno portò alla luce la modanatura a toro sul lato posteriore ed alcuni elementi riferibili alla copertura del tetto displuviato.
Della ricca decorazione statuaria in nenfro rosa sono stati risparmiati da saccheggi e distruzione due eccezionali protomi raffiguranti la testa di un ariete e di un leone ruggente, che dovevano essere posizionati agli angoli della facciata anteriore al coronamento tra le cornici toriche, ed una statua acroteriale di leone posta sul colmo del tetto.
Le sculture, d’ispirazione greco orientale, sono associabili ad una bottega di formazione vulcente, che adotta modelli iconografici vicini al Gruppo di Amburgo.
La pianta interna delle camere è dotata di banchine e composta da un vestibolo centrale con soffitto con columen (trave centrale) a rilievo e doppio spiovente, che immette in due camere funerarie con tetto displuviato. Sul lato lungo dell’edificio erano presenti quattro ingressi, due dei quali immettevano direttamente alle camere laterali.
Le sculture in nenfro, tipiche della statuaria arcaica vulcente, sono conservate presso il Museo Civico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, in cui sono presenti anche pannelli esplicativi e riproduzioni della struttura, utilissimi per la comprensione del complesso funerario, tanto da rendere le due visite, al Museo ed al sito originario, complementari.
Dott. Tiziano Colagè
Promosso dal Sindaco e dall’amministrazione del Comune di Ischia di Castro.
Foto 1: Tomba a "casa" o a tetto displuviato (foto di Tiziano Colagè)
Foto 2: Tomba a "casa" o a tetto displuviato (foto di Tiziano Colagè)
Foto 3: Tomba a "casa" o a tetto displuviato (foto di Tiziano Colagè)
Foto 4: Tomba a "casa" o a tetto displuviato (foto di Tiziano Colagè)
Foto 5: Tomba a "casa" o a tetto displuviato (foto di Tiziano Colagè)
Foto 6: Ricostruzione della tomba, particolare di uno dei pannelli integrativi presenti al Museo civico Pietro e Turiddo Lotti di Ischia di Castro
Foto 7: Protome di leone ruggente
Foto 8: Leone gradiente e protome di ariete
Foto 9: Leone gradiente
Foto 10: Protome di ariete
Bibliografia e sitografia
LAURA A., FEDERICI N. (a cura di) 2018, Ischia di Castro. La sua storia, i suoi Paesaggi, i suoi Tesori, Grotte 2018.
LAURA A. (a cura di) 2008, Il Museo civico archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, in Quaderni 9, Bolsena 2008.
MORETTI SGUBINI A. M. 1986, Confronti nell’architettura funeraria rupestre: qualche esempio, in Architettura etrusca nel Viterbese, Ricerche svedesi a San Giovenale e Acquarossa, Roma 1986, pp. 137-144.
MORETTI SGUBINI A. M. 2011, La tomba a Casa della necropoli del Crocefisso, in Il Museo civico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, dal Paleolitico all’epoca romana, I Musei del Lazio ed il loro territorio, approfondimenti /2, Elio de Rosa Editore, Roma 2011, pp. 53-54.
MORETTI SGUBINI A. M. 2011, Le sculture della tomba a Casa della necropoli del Crocefisso. Scavi del Centro Belga di Studi Etrusco-Italici e della soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, 1936-1965, in Il Museo civico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, dal Paleolitico all’epoca romana, I Musei del Lazio ed il loro territorio, approfondimenti /2, Elio de Rosa Editore, Roma 2011, pp. 55-56.
SANNA M., PROIETTI L. 2018, Le tombe monumentali rupestri di tipo “Casa” nel viterbese, in Archeotuscia news, num. 17/2018, anno IX, Viterbo 2018, pp. 28-42.
https://archeotime.com/2015/07/06/il-paesaggio-immaginario-leoni-sfingi-e-ippocampi-tuscania/