L’effimero Ducato di Castro
Corre l’anno 1527, Pier Luigi Farnese con l’aiuto di alcune famiglie locali si impossessa della città di Castro, facente parte del Patrimonio di San Pietro e vi si stabilisce con due centurie di armati.
A questo punto l’ira di Papa Clemente VII si scaglia contro il Farnese e la città, Pier Luigi per paura della scomunica e della perdita di tutti i beni, nell’ottobre dello stesso anno abbandona Castro, che rimane sguarnita.
Il vescovo cittadino perseguita chi ha appoggiato i Farnese e incarica Ludovico Orsini di conquistare e saccheggiare la città.
Il tentativo tuttavia fallisce e la città resiste incredibilmente provocando la reazione del papa, il quale incarica Gian Galeazzo Farnese di prendere e punire Castro.
Quest’ultimo, grazie al tradimento di alcuni abitanti originari di Sorano, riesce ad entrare dalla Porta di Santa Maria e ad impadronirsi della città il 28 dicembre del 1527. Seguono numerose uccisioni e confische, che avviano una fase difficile per la popolazione, almeno fino alla morte del papa.
La situazione muta nel 1534 con l’ascesa al soglio pontificio di Alessandro Farnese con il nome di Paolo III, il quale tre anni dopo include Castro tra i possedimenti della famiglia, permutandolo con Frascati e nominando suo figlio Pier Luigi duca del nascente Ducato di Castro.
I vantaggi concessi dal papa, tra cui il diritto di battere moneta, l’esenzione della tassa sul sale e l’abolizione di diversi dazi, portano ad una crescita esponenziale sia dal punto di vista economico che urbanistico.
A tale scopo viene incaricato il celebre architetto Antonio da Sangallo il Giovane, il quale inizia un’opera di riorganizzazione della città, che i posteri considerano tra le più significative del nostro Rinascimento.
Gli scavi archeologici, insieme ai disegni originali dell’architetto hanno permesso di conoscere lo spettacolare nuovo progetto mai completato, che integra le precedenti costruzioni medievali con le nuove.
Tra queste la Piazza Maggiore, fulcro della città da cui si dipartono le vie principali (Via del Vescovado, Via del Castello, Via del Macello, ecc) e si affacciano alcuni tra i più importanti edifici del centro abitato: la Zecca, l’Hostaria, il Palazzo del Podestà e quelli di Scaramuccia e J. Garonio, premiati per aver sostenuto sin dall’inizio il duca Pier Luigi.
Numerose sono le chiese presenti, tra cui spiccano per importanza il Duomo di San Savino, protettore della città, la chiesa di San Pancrazio, la chiesa di Santa Maria intus Civitatem, la chiesa e il convento di San Francesco.
A difesa della città viene potenziata la cinta muraria e previsti bastioni difensivi di varia tipologia dislocati nei punti strategici, a difesa principalmente degli ingressi alla città (Porta Castello, Porta Lamberta, Porta S. Maria, Porta Forella) ed in grado di poter controbattere a qualsiasi attacco nemico.
Il grande progetto ha portato la capitale del Ducato a vantare strade e piazze pavimentate, reti fognarie e strutture difensive all’avanguardia, laddove per esempio gli abitanti della capitale della Francia hanno ancora difficoltà con strade in terra battuta, fangose d’inverno e polverose d’estate, e bisogno di turarsi il naso con fazzoletti profumati per non sentire il fetore insopportabile che si respira.
Il sogno castrense si interrompe intorno al 1545, anno in cui gli interessi del duca si concentrano nelle nuove acquisizioni di Parma e Piacenza, dando avvio ad una fase di decadenza per Castro, amministrata dai membri cadetti della famiglia.
Persa la sua centralità, i territori sono completamente ipotecati, trovandosi la famiglia Farnese fortemente indebitata con il Papato, il quale intende in questo modo riappropriarsi dei beni una volta di sua proprietà.
Se da una parte i Farnese sono insolventi, dall’altra la Santa Sede utilizza ogni freccia al suo arco per ostacolare il loro potere e accelerarne il fallimento.
Vista la situazione, i Farnese impegnano le proprie forse a difesa della città, in vista di uno scontro armato, che si concretizza nel 1641 ad opera delle truppe pontificie che ben presto conquistano Castro.
La resa degli abitanti permette loro l’incolumità e la guerra si sposta a Parma e Piacenza, lasciando Castro ai Barberini che amministrano la città per la Camera Apostolica fin quando con la Pace di Venezia nel 1644 i territori ritornano ai Farnese.
L’astio accumulato tra papato e i duchi è sempre maggiore, i nuovi protagonisti, Innocenzo X Pamphili e Ranuccio II Farnese non si impegnano per migliorare la situazione, che degenera con la morte del vescovo di Castro Giunta, nel 1646, e la conseguente nomina di Cristoforo Giarda come successore.
Il designato non piace al duca che ne impedisce l’insediamento ed è probabilmente collegato alla sua uccisione, che avviene a Monterosi il 18 marzo 1649, provocando la scomunica per gli esecutori materiali ed i mandanti, oltre all’ordine d’assedio della capitale del ducato.
Le truppe guidate da Widman e Gabrielli si scontrano con il colonnello Asinelli che resiste all’assedio in attesa di aiuti, per poi capitolare e sottoscrivere la resa che prevede l’incolumità della popolazione e l’inviolabilità della città.
Il pontefice, una volta entrate le sue truppe in città, venendo meno alla parola data, ordina che la città venga distrutta completamente e la popolazione si disperde nei paesi limitrofi, mantenendo vivo il solo ricordo di questa capitale tanto bella quanto effimera.
L’ordine che a Castro non rimanga pietra su pietra viene portato a termine il 3 dicembre dello stesso anno; nei secoli diventa cava a cielo aperto, permette la costruzione di edifici nei paesi limitrofi e quel che resta, finisce per essere sommerso dalla vegetazione.
Del sogno di Castro rimarrà una colonnina riportante l’incisione QUI FU CASTRO e un masso affrescato su tre lati risparmiato dalla distruzione e sul quale aleggiano leggende riguardo la sua indistruttibilità, situato all’interno della Chiesa del SS. Crocifisso e tuttora meta di pellegrinaggio.
Amministrazione Comunale di Ischia di Castro
Pianta di Castro redatta dal Capitano Carlo Soldati, 1644, Parma, Archivio di Stato
Pianta della Piazza Maggiore
Ritratto di Pier Luigi Farnese, opera di Sebastiano del Piombo
Immersi nella natura, tra le rovine della città di Castro
Affresco conservato presso la Chiesa di Santa Maria intus civitatem
La trinità, Chiesa di Santa Maria intus civitatem
Stemma centrale della Zecca. Museo Civico Archeologico di Ischia di Castro